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Decreto anti-crisi. Cosa cambia per i mutui?

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28 novembre 2008

Tetto al 4% sui vecchi mutui prima casa a tasso variabile per tutto il 2009 e indicizzazione al tasso ufficiale Bce sui nuovi prodotti sottoscritti dopo il primo gennaio. Il decreto anti-crisi rappresenta un tentativo del Governo in soccorso dei risparmiatori in difficoltà con il caro-rata, ma cosa cambia all'atto pratico per le famiglie italiane? Al momento (e qualora i termini del decreto dovessero essere confermati) è difficile dare una risposta, tutto dipenderà dall'andamento dei tassi interbancari (gli Euribor ai quali sono indicizzati i mutui variabili sottoscritti finora) nei prossimi 12 mesi.

Rate in calo del 2-8% per i vecchi mutui
Scattando una fotografia ai valori di oggi (l'Euribor a 1 mese, parametro di riferimento per due terzi dei finanziamenti variabili, è al 3,57%) il "risparmio" che si può ottenere dipende dallo spread (cioè dal ricarico) praticato da ciascuna banca: se si prende in esame un prestito da 100mila euro contratto nel dicembre 2005 (prima della stagione di rialzo dei tassi), la rata mensile con il tasso calmierato al 4% (compreso spread e altre voci) scenderebbe a 610 euro, con un effetto positivo rispetto ai valori attuali che varia dal 2 all'8% a seconda appunto dello spread applicato (vedi tabella).
I tassi interbancari (tranne la parentesi di ieri sulla scadenza a un mese) sono però in continuo calo da inizio ottobre e, con la nuova sforbiciata che la Banca centrale europea si appresta a dare già da giovedì prossimo sul costo del denaro, c'è da mettere in conto che possano continuare a scendere fino a rendere le mosse del decreto poco più che virtuali. Un esempio? Se l'Euribor di riferimento dovesse scendere sotto il 3%, anche aggiungendo uno spread dell'1% il mutuo in essere avrebbe un tasso inferiore al tetto del 4%. È dunque probabile che le sole forze di mercato siano sufficienti ad alleviare le difficoltà dei mutuatari, anche senza l'intervento del Governo che, vale la pena di ricordarlo, è per il momento limitato al solo 2009. In questo modo il decreto anti-crisi, per quanto attiene al tema mutui, verrebbe ad assumere una valenza essenzialmente precauzionale: nel caso il tasso dovesse superare il 4% sarebbe lo Stato ad assumersi il pagamento della rata.

Nuovi mutui
Anche per quanto riguarda l'indicizzazione dei nuovi prestiti variabili al tasso ufficiale Bce anziché all'Euribor, gli effetti saranno da misurarsi nel tempo. Il tasso fissato a Francoforte (ora al 3,25%) è infatti generalmente inferiore rispetto all'interbancario, oltre che più trasparente e meno volatile. Resta però da vedere in che modo questa innovazione verrà tradotta in pratica dalle banche, che di norma si finanziano al tasso Euribor e potrebbero quindi chiedere un prezzo superiore in termini di spread per coprirsi dal rischio di eventuali crisi sui mercati interbancari.
Sul tema il ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, è stato piuttosto chiaro: «Per i mutui futuri – ha detto in conferenza stampa – la base di riferimento sarà il tasso stabilito dalla Bce. Su quella base la banca può decidere cosa fare e lo deve comunicare». I primi prodotti di questo genere introdotti le scorse settimane (l'esempio di Bpm è stato seguito da altri istituti di credito) hanno fissato a 150 punti base (cioè l'1,5%) il ricarico a favore della banca: un prezzo mediamente più caro rispetto a quanto normalmente praticato sui prodotti tradizionali e che potrebbe perciò rendere inefficace l'innovazione. Dopotutto, se si guardano i dati statistici degli ultimi 10 anni (compresi gli ultimi mesi critici) l'Euribor a un mese è risultato in media più elevato rispetto al tasso ufficiale dello 0,16% (0,25% lo scarto a svantaggio del 3 mesi): il mutuo Bce risulterebbe quindi finanziariamente equivalente nel lungo termine a un prestito ancorato all'Euribor con spread compreso fra 125 e 135 punti base. Per avere un prodotto più conventiante, quindi, al risparmiatore non resterebbe che fare affidamento alle forze della concorrenza.

m.cellino@ilsole24ore.com

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